lunedì 14 luglio 2025

40 CURIOSITA' SUGLI SCACCHI

Gli scacchi sono un gioco estremamente longevo, e di conseguenza, il numero di curiosità riguardo questa disciplina è interessante ed intenso.

 Ecco una lista delle peculiarità più interessanti del mondo degli scacchi. 

1. Quando si parla di grandi numeri, un nome che ci viene in mente è Neil DeGrasse Tyson e la sua disciplina. Ebbene, Il numero di possibili partite di scacchi uniche supera di gran lunga il numero di elettroni nell’universo. 

2. La partita di scacchi più lunga possibile si stima essere è 5.949 mosse.

3. La partita tra Bobotsor e Irkov nel 1966 ha rotto un record alquanto particolare: la partita nella quale l’arrocco è stato giocato solo alla quarantaseiesima mossa. 

4. Fino al 1561, l’arrocco richiedeva l’utilizzo di due tempi, infatti bisognava prima muovere la torre, e la mossa dopo posizionare il re nella sua consueta posizione.  

5. La parola “Scacco matto” in scacchi deriva dalla frase persiana “Shah Mat”, che significa “il re è morto.”

6. Blathy, Otto (1860-1939), è famoso per aver creato il problema  più lungo nella storia degli scacchi: Matto in 290 mosse.

7. In modo alquanto simpatico, nel 1973 a Cleveland la polizia ha fatto iruzzione durante un torneo di scacchi, arrestando il direttore e confiscando i set di scacchi. Il motivo? Gioco d’azzardo, infatti gli ufficiali della polizia non videro di buon occhio i premi in denaro che venivano offerti a chi si fosse qualificato in una buona posizione. 

8. Gli scacchi sono stati uno dei primi sport a dare premi in criptovalute. 

9. La partita di scacchi più lunga è durata 269 mosse (I. Nikolic – Arsovic, Belgrado 1989) e si è conclusa con un pareggio.

10. A inizio partita ci sono otto modi diversi di fare matto in due mosse e 355 modi di fare matto in tre mosse.

11. La possibilità dei pedoni di fare il primo passo lungo due caselle venne introdotta, in Spagna, nel 1280.

12. Il Dr. Emanuel Lasker ha mantenuto il titolo di Campione del Mondo più a lungo di chiunque altro: 26 anni.

13. Nel 1985, il giocatore sovietico Garry Kasparov è diventato il più giovane campione del mondo di sempre all’età di 22 anni e 210 giorni.

14. La prima scacchiera con quadrati alternati chiari e scuri apparve in Europa nel 1090.

15. Durante la seconda guerra mondiale, alcuni dei migliori giocatori di scacchi vennero utilizzati per decifrare i codici segreti nazisti.

16. Durante la partita Fischer-Spassky del 1972 a Rekjavik, i russi incolparono la sedia di Fischer per delle anomalie nel modo di giocare di Spassky. 

17. Il primo orologio da scacchi meccanico è stato inventato da Thomas Wilson nel 1883. 

18. Nel 1125 la chiesa proibiva di giocare a scacchi, di conseguenza un prete, appassionato, inventò una scacchiera che da lontano potesse sembrare due libri messi uno sopra l’altro. Così nacque la prima scacchiera pieghevole. 

19. La peggiore prestazione di un giocatore è stata quella di Macleod, giocatore che ha perso 31 partite consecutive nel doppio turno di New York del 1889.

20. Frank Marshall (1877-1944) è stato il primo americano a sconfiggere un giocatore sovietico in un torneo internazionale a New York, 1924.

21. Nel 1985, Eric Knoppert ha giocato 500 partite di scacchi da 10 minuti in 68 ore.

22. Albert Einstein era un buon amico del campione del mondo di scacchi Emanuel Lasker.

23. Ci sono state 72 mosse consecutive della regina nella partita Mason-Mackenzie a Londra nel 1882.

24. Il record di mosse senza catturare nemmeno un pezzo è di 100 mosse, venne stabilito durante l’incontro tra Thorton e M. Walker nel 1992.

25. Il termine Rookie, che viene banalmente tradotto come principiante, deriva dal gioco degli scacchi. Infatti, si il termine viene utilizzato per definire i giocatori inesperti in quanto la torre (rook) è di norma uno degli ultimi pezzi che viene mosso sulla scacchiera.   

26. Un software chiamato Deep Thoughtbeat ha battuto un maestro internazionale per la prima volta nel novembre del 1988 in California. 

27. Uno dei record più entusiasmanti del mondo scacchistico è stato stabilito nel 1960 a Budapest quando l’ungherese Janos Flesch ha giocato contro 52 avversari contemporaneamente da bendato, vincendo 31 di quelle partite.

28. Ci sono oltre 1.000 diverse aperture. 

29. Gli scacchi vengono spesso utilizzato dagli psicologi come metodo efficace per migliorare la memoria.

30. FIDE sta per Fédération Internationale des Échecs, che si traduce letteralmente in Federazione Mondiale di Scacchi.

31. Il secondo libro mai stampato in lingua inglese riguardava gli scacchi.

32. Il primo programma per computer per giocare a scacchi è stato sviluppato nel 1951 da Alan Turing. 

33. La partita più antica di scacchi nella storia è stata registrata nel 900, tra uno storico di Baghdad e un suo studente.

34. Le scacchiere (complete) più antiche sono state trovate sull’Isola di Lewis, nel nord della Scozia, e risalgono al XII secolo. 

35. Si stima che ci siano 600.000.000 (seicento milioni) giocatori di scacchi al mondo.

36. In molte varianti, il pedone prende il nome dai fanti dell’esercito. Ma in spagnolo e tedesco il nome del pedone si traduce in “contadino”. 

37. Vi siete mai chiesti perché nonostante la Torre ed il Cavallo somiglino ai propri corrispondenti nella realtà, il resto dei pezzi no? Il motivo è che prima di raggiungere l’Europa, gli scacchi vennero praticati nel mondo islamico, e l’Islam proibisce la realizzazione di statue che assomigliano alle persone, e di conseguenza, anche negli scacchi i pezzi che dovrebbero rappresentare esseri umani hanno forme vaghe.

38. Gli scacchi vennero inventati in India durante l’Impero Gupta, e si diffosero in seguito nell’Impero sasanide persiano e poi in Medio Oriente. 

39. Inizialmente, la regina poteva muoversi solo una casa alla volta, diagonalmente. 

40. A Shatranj, il predecessore degli scacchi, la regina aveva il nome di ministro o visir. Questa traduzione ancora viene applicata in molte lingue.

Tratto da www.laquilablog.it 

mercoledì 9 luglio 2025

I GRANDI SCACCHISTI - cap. 2: EMANUEL LASKER

 ♟️ Emanuel Lasker: Il Re delle 64 Case

Emanuel Lasker

In una fredda vigilia di Natale del 1868, in un piccolo villaggio prussiano chiamato Berlinchen, nacque un bambino destinato a cambiare per sempre il mondo degli scacchi. Si chiamava Emanuel Lasker. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quel fragile neonato ebreo, figlio di un cantore, sarebbe diventato il più longevo campione del mondo nella storia del gioco.
Fin da piccolo, Emanuel mostrò un’intelligenza fuori dal comune. 
Ma fu il fratello maggiore, Berthold, a introdurlo al misterioso regno delle 64 case. I due passavano ore a giocare, discutere, analizzare. Emanuel non si limitava a imparare le regole: voleva capire l’anima del gioco.
A undici anni fu mandato a Berlino per studiare matematica. Ma tra le aule universitarie e i caffè fumosi della capitale, Lasker trovò un altro tipo di educazione: quella del mondo reale. Giocava a scacchi per guadagnarsi da vivere, sfidando sconosciuti e maestri, imparando a leggere non solo le posizioni sulla scacchiera, ma anche le emozioni nei volti degli avversari.
Nel 1894, a soli 25 anni, sfidò il leggendario Wilhelm Steinitz per il titolo mondiale. Nessuno credeva che quel giovane potesse battere il padre della teoria moderna degli scacchi. Ma Lasker non era solo un giocatore: era un combattente. Con freddezza e intuizione, sconfisse Steinitz e divenne il secondo Campione del Mondo della storia.
Da quel momento, il suo regno durò 27 anni. Ventisette anni di dominio, di sfide vinte, di avversari illustri come Tarrasch, Marshall, Janowski. Ma Lasker non era solo un campione: era un filosofo del gioco. Non cercava la bellezza astratta delle mosse, ma la verità psicologica dietro ogni scelta. Giocava per destabilizzare, per confondere, per entrare nella mente dell’altro.
Molti lo accusavano di “bluffare”, ma Lasker rideva. “Gli scacchi non sono una scienza esatta,” diceva. “Sono una lotta tra due volontà.” E lui, quella lotta, la conosceva bene.
Nel frattempo, non trascurava la sua mente brillante. Studiava matematica, scriveva trattati, discuteva con i grandi pensatori del suo tempo. Ottenne un dottorato, pubblicò articoli, si interessò di filosofia, logica, persino di giochi come il bridge e il Go. Era un uomo del Rinascimento in un’epoca di specializzazione.
Nel 1921, ormai oltre i cinquant’anni, perse il titolo contro il giovane e glaciale Capablanca. Ma non fu una caduta: fu un passaggio di testimone. Lasker si ritirò con grazia, ma non smise mai di pensare, di scrivere, di insegnare.
Poi vennero tempi oscuri. Con l’ascesa del nazismo, Lasker, ebreo, fu costretto a fuggire dalla Germania. Lasciò la sua patria, i suoi libri, i suoi ricordi. Vagò per l’Europa, poi per l’Unione Sovietica, infine per gli Stati Uniti. In esilio, povero e dimenticato, continuava a giocare, a insegnare, a riflettere.
Nel 1935, a 66 anni, partecipò al torneo di Mosca. Contro ogni previsione, finì terzo, senza perdere una sola partita. Era come se la scacchiera fosse l’unico luogo dove il tempo non poteva toccarlo.
Morì a New York l’11 gennaio 1941, in un piccolo appartamento, lontano dalla gloria e dalla patria. Ma il suo spirito non morì. Vive ancora in ogni giocatore che cerca non solo la mossa migliore, ma quella più umana. In ogni pensatore che rifiuta le regole imposte e cerca la propria via. In ogni anima che, come lui, crede che la vita sia una partita da giocare con coraggio, intelligenza e cuore

 LA PARTITA PIU' FAMOSA, MOSCA 1935, L'ALA FERITA

Nel 1935 al Torneo Internazionale di Mosca si trovarono di fronte al 9° turno l’ex campione mondiale Emanuel Lasker (1868 - 1941) e lo jugoslavo Vasja Pirc (1907 - 1980). Questa partita è spesso citata come un capolavoro di strategia, psicologia e precisione, nonostante fosse ormai anziano, lo scacchista tedesco dimostrò di non aver affatto perso lo smalto dei bei tempi, creando  un attacco travolgente dopo aver scientificamente distrutto un’ala del suo più giovane avversario.

Lasker - Pirc (Mosca, 14 marzo 1935)

[B85] Difesa Siciliana

1. e4 c5 2. Cf3 Cc6 3. d4 cxd4 4. Cxd4 Cf6 5. Cc3 d6 6. Ae2 e6

Rientrando in una continuazione classica della variante di Scheveningen, caratterizzata dalla coppia  Pd6 & Pe6. 

7. O-O a6 8. Ae3 Dc7 9. f4 Ca5

Una novità teorica per l’epoca, dato che fino ad allora la mossa prevalente era 9. ... Ae7, oggettivamente  migliore. 

10. f5 Cc4?!

Lo sloveno trascura lo sviluppo dei suoi pezzi, muovendo di nuovo il Cavallo invece di preparare  l’arrocco con 10. ... Ae7. 

11. Axc4 Dxc4 12. fxe6 fxe6??

Pirc non si accorge che la sua posizione è ormai compromessa e riprende di Pedone quando avrebbe  dovuto optare per 12. ... Axe6 allo scopo di attivare almeno un’altra figura. Lasker dimostra l’errore dell’avversario con un’acuta combinazione:

r1b1kb1r/1p4pp/p2ppn2/8/2qNP3/2N1B3/PPP3PP/R2Q1RK1 w kq - 0 13

3. Txf6!! (sacrificio di qualità che sconquassa l’ala di Re del Nero) gxf6 14. Dh5+ Rd8 15. Df7! Ad7

Se 15. ... Ae7, la più istintiva, allora segue 16. Cf5!! Dc7 (exf5?? 17. Dxc4) 17. Ca4! con la minaccia Ae3-b6. 

16. Dxf6+ ...

Più precisa è 16. Td1 Rc7 17. Td3 per togliere qualsiasi possibilità di controgioco, ma anche la mossa  di Lasker è sufficiente per vincere la partita. 

16. ... Rc7 17. Dxh8 Ah6 18. Cxe6+ Dxe6 19. Dxa8 Axe3+ 20. Rh1 abb. 1-0

Dopo, per esempio, 20. ... Ac6 21. Dh8 Dh6 22. Cd5+ Axd5 23. exd5 Af4 24. Dc3+ il Bianco ha un vantaggio materiale e posizionale vincente.

Fonte partita www.chess64.com 

venerdì 4 luglio 2025

LA PARTITA PIU' CORTA MAI GIOCATA

Nel settembre del 1922 a Antwerp, in Belgio, si stava svolgendo il Campionato nazionale. In testa alla classifica provvisoria c'era il belga Edgar Colle (1897 - 1932), che aveva appena vinto il torneo di Gand (Fiandre Orientali, Belgio).

L'unico che poteva sperare di contrastarlo era il connazionale Georges Koltanowski (1903 - 2000), forte scacchista che nel 1950, dopo il suo trasferimento negli USA, sarebbe diventato Maestro Internazionale. Siccome in quel periodo giocava nel circolo scacchistico di Anversa assieme a Nicolas Boruchovsky, quest'ultimo, essendo più indietro in classifica e nonnostante il fatto che fosse il campione in carica, decise di favorire il compagno di club cedendogli il punto nello scontro diretto. Tuttavia, per far vedere che la cosa era voluta, si fece dare sfacciatamente il matto nella maniera più breve possibile! La combutta fra i due non servì però a niente, Colle si aggiudicò lo stesso il torneo e divenne il nuovo campione. Koltanowski si laureò comunque Campione del Belgio l'anno dopo, vincendo nel torneo finale di Gand.

Nicolas Boruchovsky - Georges Koltanowski 
(Antwerp, settembre 1922; Campionato del Belgio)

[A00] Apertura Barnes

1. f3 e5 2. g4 Dh4#

 

rnb1kbnr/pppp1ppp/8/4p3/6Pq/5P2/PPPPP2P/RNBQKBNR w KQkq - 0 3

La combinazione inscenata dai due belgi è nota come scacco matto dell'imbecille, così scherzosamente denominato perché soltanto un principiante assoluto od uno scacchista molto molto distratto potrebbe cascare in questa banale trappola.

Tratto dal sito www.scacchi64.com 

mercoledì 2 luglio 2025

GLI SCACCHI NELLA STORIA - EL AJEDRECISTA, LA PRIMA MACCHINA IN GRADO DI GIOCARE A SCACCHI

Nel cuore dell’Europa del primo Novecento, quando l’elettricità e la meccanica stavano rivoluzionando il mondo, un ingegnere spagnolo di nome Leonardo Torres y Quevedo concepì qualcosa di straordinario: una macchina in grado di giocare a scacchi da sola. Non si trattava di un semplice trucco da salotto, ma di un vero e proprio automa capace di prendere decisioni in autonomia. Il suo nome? El Ajedrecista – “Il Giocatore di Scacchi”.

Foto dell'epoca de El Ajedrecista, a sinistra Leonardo Torres

👨‍🔬 L’Inventore: Leonardo Torres y Quevedo

  • Nato nel 1852 in Spagna, Torres y Quevedo fu un pioniere della robotica, dell’automazione e del calcolo meccanico.

  • Tra le sue invenzioni più celebri figurano il Telekino (il primo radiocomando della storia), dirigibili semirigidi e funivie ancora oggi in funzione.

  • La sua visione era chiara: le macchine non dovevano solo eseguire ordini, ma prendere decisioni.

🕰️ La Nascita di El Ajedrecista

  • Anno di costruzione: 1912, a Madrid.

  • Presentazione pubblica: 1914, all’Università di Parigi.

  • Funzionamento: giocava un finale di scacchi con Re e Torre bianchi contro Re nero, controllato da un umano.

  • A differenza del celebre “Turco Meccanico” (un trucco con un uomo nascosto), El Ajedrecista era completamente automatico.

⚙️ Come Funzionava

  • Il tabellone era dotato di sensori elettrici che rilevavano la posizione dei pezzi.

  • I pezzi bianchi erano mossi da bracci meccanici, mentre il Re nero veniva mosso manualmente dal giocatore umano.

  • Un algoritmo interno calcolava la mossa successiva per i bianchi, con l’obiettivo di dare scacco matto.

  • Se il giocatore umano commetteva una mossa illegale, una luce si accendeva. Dopo tre errori, la macchina si fermava.

♟️ L’Algoritmo di Gioco

  • L’automa non cercava la soluzione più rapida, ma garantiva sempre il matto finale.

  • L’algoritmo divideva la scacchiera in zone e prendeva decisioni in base alla posizione relativa dei pezzi.

  • Era in grado di adattarsi alle mosse dell’avversario, un concetto rivoluzionario per l’epoca.

🤖 Evoluzioni e Versioni Successive

  • Nel 1922, il figlio di Leonardo, Gonzalo Torres Quevedo, costruì una versione migliorata.

  • Nel 1951, El Ajedrecista fu presentato al Congresso di Cibernetica di Parigi, dove sconfisse il grande maestro Savielly Tartakower, diventando la prima macchina a battere un campione umano.

🏛️ Dove si Trova Oggi

  • L’originale El Ajedrecista è ancora funzionante e può essere visitato presso il Museo Torres Quevedo all’Universidad Politécnica de Madrid.

  • È considerato uno dei primi esempi di intelligenza artificiale fisica e un precursore dei moderni computer di scacchi.

     

    El Ajedrecista oggi, ben conservato.

🧩 Impatto Storico e Culturale

  • El Ajedrecista è spesso citato come il primo videogioco della storia, sebbene non avesse uno schermo.

  • Ha anticipato concetti fondamentali dell’IA, come la presa di decisioni automatica e l’interazione uomo-macchina.

  • Ha ispirato generazioni di ingegneri, informatici e appassionati di scacchi.

📚 Curiosità

  • Il progetto fu descritto nel 1915 su Scientific American come “una delle più straordinarie macchine automatiche mai costruite”.

  • Edgar Allan Poe aveva già smascherato il “Turco Meccanico” come un trucco, ma El Ajedrecista era autentico.

  • Durante il WCCC del 1992 (World Computer Chess Championship), fu esposto come simbolo delle origini del gioco computazionale.

🧠 Conclusione

El Ajedrecista non è solo una macchina che gioca a scacchi. È un simbolo della visione umana, della capacità di immaginare un futuro in cui le macchine possano pensare, apprendere e interagire. Leonardo Torres y Quevedo non costruì solo un automa: costruì un ponte tra l’ingegneria e la filosofia, tra il calcolo e la creatività.

Infografica storica

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Info ed immagini liberamente tratti dal Web
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martedì 1 luglio 2025

I GRANDI SCACCHISTI - cap.1: JOSE' RAUL CAPABLANCA

 

♟ José Raúl Capablanca: Il Mozart degli Scacchi

Josè Raul Capablanca

José Raúl Capablanca y Graupera nacque il 19 novembre 1888 all’Avana, Cuba, figlio di un ufficiale dell’esercito spagnolo. Fin da piccolo dimostrò un’intelligenza fuori dal comune. A quattro anni, osservando il padre giocare, lo corresse su una mossa irregolare del cavallo. Da quel momento, la leggenda prese forma.

A nove anni iniziò a frequentare il Circolo Scacchistico dell’Avana, dove si confrontò con i migliori giocatori locali. Nel 1901, a soli 13 anni, sfidò e sconfisse il campione cubano Juan Corzo in un match di 13 partite, vincendone 4 e perdendone 3. Questo evento segnò l’inizio della sua carriera agonistica.

Nel 1904 si diplomò e si trasferì a New York per studiare alla Columbia University. Si iscrisse a ingegneria chimica, ma ben presto abbandonò gli studi per dedicarsi completamente agli scacchi. Frequentava il Manhattan Chess Club, dove affinò il suo stile e si fece notare per la sua calma e precisione.

Nel 1909, Capablanca sconfisse il campione statunitense Frank Marshall con un punteggio di 8 vittorie, 1 sconfitta e 14 patte. Questo successo lo proiettò sulla scena internazionale. Due anni dopo, nel 1911, vinse il prestigioso torneo di San Sebastián, battendo grandi maestri europei come Akiba Rubinstein e Siegbert Tarrasch.

Nel 1914, partecipò al torneo di San Pietroburgo, dove arrivò secondo dietro Emanuel Lasker. In quell’occasione, lo zar Nicola II conferì a Capablanca e ad altri quattro giocatori il titolo di "Gran Maestro", una delle prime volte in cui fu usato ufficialmente.

Capablanca era noto per il suo stile limpido, logico e privo di errori. Era un maestro del gioco posizionale e dei finali, tanto da essere considerato uno dei più grandi finalisti della storia. Le sue partite sembravano semplici, ma erano il frutto di una comprensione profonda del gioco.

Nel 1921, sfidò Emanuel Lasker per il titolo mondiale. Il match si tenne all’Avana e Capablanca vinse con 4 vittorie, 10 patte e nessuna sconfitta. Divenne così il terzo campione del mondo di scacchi, titolo che mantenne fino al 1927.

Durante il suo regno, Capablanca dominò la scena internazionale. Partecipò a numerosi tornei, tra cui New York 1924 e Mosca 1925, ottenendo sempre ottimi risultati. Tuttavia, nel 1927, perse il titolo contro Alexander Alekhine a Buenos Aires. Fu una sconfitta inaspettata: Capablanca era il favorito, ma sottovalutò l’avversario. Alekhine, dopo la vittoria, si rifiutò di concedergli una rivincita, nonostante le numerose richieste.

Dopo la perdita del titolo, Capablanca continuò a giocare ad alti livelli. Partecipò al torneo AVRO del 1938, uno dei più forti della storia, e rappresentò Cuba alle Olimpiadi degli scacchi del 1939 a Buenos Aires, dove vinse la medaglia d’oro individuale.

Capablanca era anche un diplomatico: fu nominato addetto culturale presso l’ambasciata cubana a Washington. Parlava fluentemente inglese, francese e spagnolo, e scrisse diversi libri, tra cui il celebre “My Chess Career” e “Fundamentals of Chess”, ancora oggi considerati testi fondamentali.

Soffriva di ipertensione e problemi cardiaci. Il 7 marzo 1942, mentre si trovava al Manhattan Chess Club, fu colpito da un infarto. Morì il giorno seguente, l’8 marzo, a soli 53 anni. Fu sepolto all’Avana con onori di stato.

Capablanca è ricordato come uno dei più grandi geni naturali degli scacchi. Il suo stile ha influenzato generazioni di giocatori, da Bobby Fischer a Magnus Carlsen. Emanuel Lasker disse di lui:“Ho conosciuto molti giocatori di scacchi, ma un solo genio: Capablanca.”

Ecco una delle storiche partite della sfida mondiale tra Capablanca e Lasker svoltasi il 29 marzo 1921:

Capablanca-Lasker 1-0 -  29 marzo 1921