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mercoledì 9 luglio 2025

I GRANDI SCACCHISTI - cap. 2: EMANUEL LASKER

 ♟️ Emanuel Lasker: Il Re delle 64 Case

Emanuel Lasker

In una fredda vigilia di Natale del 1868, in un piccolo villaggio prussiano chiamato Berlinchen, nacque un bambino destinato a cambiare per sempre il mondo degli scacchi. Si chiamava Emanuel Lasker. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quel fragile neonato ebreo, figlio di un cantore, sarebbe diventato il più longevo campione del mondo nella storia del gioco.
Fin da piccolo, Emanuel mostrò un’intelligenza fuori dal comune. 
Ma fu il fratello maggiore, Berthold, a introdurlo al misterioso regno delle 64 case. I due passavano ore a giocare, discutere, analizzare. Emanuel non si limitava a imparare le regole: voleva capire l’anima del gioco.
A undici anni fu mandato a Berlino per studiare matematica. Ma tra le aule universitarie e i caffè fumosi della capitale, Lasker trovò un altro tipo di educazione: quella del mondo reale. Giocava a scacchi per guadagnarsi da vivere, sfidando sconosciuti e maestri, imparando a leggere non solo le posizioni sulla scacchiera, ma anche le emozioni nei volti degli avversari.
Nel 1894, a soli 25 anni, sfidò il leggendario Wilhelm Steinitz per il titolo mondiale. Nessuno credeva che quel giovane potesse battere il padre della teoria moderna degli scacchi. Ma Lasker non era solo un giocatore: era un combattente. Con freddezza e intuizione, sconfisse Steinitz e divenne il secondo Campione del Mondo della storia.
Da quel momento, il suo regno durò 27 anni. Ventisette anni di dominio, di sfide vinte, di avversari illustri come Tarrasch, Marshall, Janowski. Ma Lasker non era solo un campione: era un filosofo del gioco. Non cercava la bellezza astratta delle mosse, ma la verità psicologica dietro ogni scelta. Giocava per destabilizzare, per confondere, per entrare nella mente dell’altro.
Molti lo accusavano di “bluffare”, ma Lasker rideva. “Gli scacchi non sono una scienza esatta,” diceva. “Sono una lotta tra due volontà.” E lui, quella lotta, la conosceva bene.
Nel frattempo, non trascurava la sua mente brillante. Studiava matematica, scriveva trattati, discuteva con i grandi pensatori del suo tempo. Ottenne un dottorato, pubblicò articoli, si interessò di filosofia, logica, persino di giochi come il bridge e il Go. Era un uomo del Rinascimento in un’epoca di specializzazione.
Nel 1921, ormai oltre i cinquant’anni, perse il titolo contro il giovane e glaciale Capablanca. Ma non fu una caduta: fu un passaggio di testimone. Lasker si ritirò con grazia, ma non smise mai di pensare, di scrivere, di insegnare.
Poi vennero tempi oscuri. Con l’ascesa del nazismo, Lasker, ebreo, fu costretto a fuggire dalla Germania. Lasciò la sua patria, i suoi libri, i suoi ricordi. Vagò per l’Europa, poi per l’Unione Sovietica, infine per gli Stati Uniti. In esilio, povero e dimenticato, continuava a giocare, a insegnare, a riflettere.
Nel 1935, a 66 anni, partecipò al torneo di Mosca. Contro ogni previsione, finì terzo, senza perdere una sola partita. Era come se la scacchiera fosse l’unico luogo dove il tempo non poteva toccarlo.
Morì a New York l’11 gennaio 1941, in un piccolo appartamento, lontano dalla gloria e dalla patria. Ma il suo spirito non morì. Vive ancora in ogni giocatore che cerca non solo la mossa migliore, ma quella più umana. In ogni pensatore che rifiuta le regole imposte e cerca la propria via. In ogni anima che, come lui, crede che la vita sia una partita da giocare con coraggio, intelligenza e cuore

 LA PARTITA PIU' FAMOSA, MOSCA 1935, L'ALA FERITA

Nel 1935 al Torneo Internazionale di Mosca si trovarono di fronte al 9° turno l’ex campione mondiale Emanuel Lasker (1868 - 1941) e lo jugoslavo Vasja Pirc (1907 - 1980). Questa partita è spesso citata come un capolavoro di strategia, psicologia e precisione, nonostante fosse ormai anziano, lo scacchista tedesco dimostrò di non aver affatto perso lo smalto dei bei tempi, creando  un attacco travolgente dopo aver scientificamente distrutto un’ala del suo più giovane avversario.

Lasker - Pirc (Mosca, 14 marzo 1935)

[B85] Difesa Siciliana

1. e4 c5 2. Cf3 Cc6 3. d4 cxd4 4. Cxd4 Cf6 5. Cc3 d6 6. Ae2 e6

Rientrando in una continuazione classica della variante di Scheveningen, caratterizzata dalla coppia  Pd6 & Pe6. 

7. O-O a6 8. Ae3 Dc7 9. f4 Ca5

Una novità teorica per l’epoca, dato che fino ad allora la mossa prevalente era 9. ... Ae7, oggettivamente  migliore. 

10. f5 Cc4?!

Lo sloveno trascura lo sviluppo dei suoi pezzi, muovendo di nuovo il Cavallo invece di preparare  l’arrocco con 10. ... Ae7. 

11. Axc4 Dxc4 12. fxe6 fxe6??

Pirc non si accorge che la sua posizione è ormai compromessa e riprende di Pedone quando avrebbe  dovuto optare per 12. ... Axe6 allo scopo di attivare almeno un’altra figura. Lasker dimostra l’errore dell’avversario con un’acuta combinazione:

r1b1kb1r/1p4pp/p2ppn2/8/2qNP3/2N1B3/PPP3PP/R2Q1RK1 w kq - 0 13

3. Txf6!! (sacrificio di qualità che sconquassa l’ala di Re del Nero) gxf6 14. Dh5+ Rd8 15. Df7! Ad7

Se 15. ... Ae7, la più istintiva, allora segue 16. Cf5!! Dc7 (exf5?? 17. Dxc4) 17. Ca4! con la minaccia Ae3-b6. 

16. Dxf6+ ...

Più precisa è 16. Td1 Rc7 17. Td3 per togliere qualsiasi possibilità di controgioco, ma anche la mossa  di Lasker è sufficiente per vincere la partita. 

16. ... Rc7 17. Dxh8 Ah6 18. Cxe6+ Dxe6 19. Dxa8 Axe3+ 20. Rh1 abb. 1-0

Dopo, per esempio, 20. ... Ac6 21. Dh8 Dh6 22. Cd5+ Axd5 23. exd5 Af4 24. Dc3+ il Bianco ha un vantaggio materiale e posizionale vincente.

Fonte partita www.chess64.com 

martedì 1 luglio 2025

I GRANDI SCACCHISTI - cap.1: JOSE' RAUL CAPABLANCA

 

♟ José Raúl Capablanca: Il Mozart degli Scacchi

Josè Raul Capablanca

José Raúl Capablanca y Graupera nacque il 19 novembre 1888 all’Avana, Cuba, figlio di un ufficiale dell’esercito spagnolo. Fin da piccolo dimostrò un’intelligenza fuori dal comune. A quattro anni, osservando il padre giocare, lo corresse su una mossa irregolare del cavallo. Da quel momento, la leggenda prese forma.

A nove anni iniziò a frequentare il Circolo Scacchistico dell’Avana, dove si confrontò con i migliori giocatori locali. Nel 1901, a soli 13 anni, sfidò e sconfisse il campione cubano Juan Corzo in un match di 13 partite, vincendone 4 e perdendone 3. Questo evento segnò l’inizio della sua carriera agonistica.

Nel 1904 si diplomò e si trasferì a New York per studiare alla Columbia University. Si iscrisse a ingegneria chimica, ma ben presto abbandonò gli studi per dedicarsi completamente agli scacchi. Frequentava il Manhattan Chess Club, dove affinò il suo stile e si fece notare per la sua calma e precisione.

Nel 1909, Capablanca sconfisse il campione statunitense Frank Marshall con un punteggio di 8 vittorie, 1 sconfitta e 14 patte. Questo successo lo proiettò sulla scena internazionale. Due anni dopo, nel 1911, vinse il prestigioso torneo di San Sebastián, battendo grandi maestri europei come Akiba Rubinstein e Siegbert Tarrasch.

Nel 1914, partecipò al torneo di San Pietroburgo, dove arrivò secondo dietro Emanuel Lasker. In quell’occasione, lo zar Nicola II conferì a Capablanca e ad altri quattro giocatori il titolo di "Gran Maestro", una delle prime volte in cui fu usato ufficialmente.

Capablanca era noto per il suo stile limpido, logico e privo di errori. Era un maestro del gioco posizionale e dei finali, tanto da essere considerato uno dei più grandi finalisti della storia. Le sue partite sembravano semplici, ma erano il frutto di una comprensione profonda del gioco.

Nel 1921, sfidò Emanuel Lasker per il titolo mondiale. Il match si tenne all’Avana e Capablanca vinse con 4 vittorie, 10 patte e nessuna sconfitta. Divenne così il terzo campione del mondo di scacchi, titolo che mantenne fino al 1927.

Durante il suo regno, Capablanca dominò la scena internazionale. Partecipò a numerosi tornei, tra cui New York 1924 e Mosca 1925, ottenendo sempre ottimi risultati. Tuttavia, nel 1927, perse il titolo contro Alexander Alekhine a Buenos Aires. Fu una sconfitta inaspettata: Capablanca era il favorito, ma sottovalutò l’avversario. Alekhine, dopo la vittoria, si rifiutò di concedergli una rivincita, nonostante le numerose richieste.

Dopo la perdita del titolo, Capablanca continuò a giocare ad alti livelli. Partecipò al torneo AVRO del 1938, uno dei più forti della storia, e rappresentò Cuba alle Olimpiadi degli scacchi del 1939 a Buenos Aires, dove vinse la medaglia d’oro individuale.

Capablanca era anche un diplomatico: fu nominato addetto culturale presso l’ambasciata cubana a Washington. Parlava fluentemente inglese, francese e spagnolo, e scrisse diversi libri, tra cui il celebre “My Chess Career” e “Fundamentals of Chess”, ancora oggi considerati testi fondamentali.

Soffriva di ipertensione e problemi cardiaci. Il 7 marzo 1942, mentre si trovava al Manhattan Chess Club, fu colpito da un infarto. Morì il giorno seguente, l’8 marzo, a soli 53 anni. Fu sepolto all’Avana con onori di stato.

Capablanca è ricordato come uno dei più grandi geni naturali degli scacchi. Il suo stile ha influenzato generazioni di giocatori, da Bobby Fischer a Magnus Carlsen. Emanuel Lasker disse di lui:“Ho conosciuto molti giocatori di scacchi, ma un solo genio: Capablanca.”

Ecco una delle storiche partite della sfida mondiale tra Capablanca e Lasker svoltasi il 29 marzo 1921:

Capablanca-Lasker 1-0 -  29 marzo 1921